venerdì 23 dicembre 2011

23.12.2011 AUGURI!

Auguri a Greg che a compiuto 4 anni il 19 dicembre ( e fino ad ora ha vissuto in 4 Paesi) e auguri a tutti di Buone Feste!
Qua ci stiamo preparando anche noi al Natale con tanto di albero, presepe e lucine alle finestre e soprattutto in attesa anche dei nonni materni così avremo la famiglia quasi al completo! Per fortuna che Natale è domenica altirmenti non avremmo potuto festeggiare siccome qua oltre ad essere in un altro anno e altro mese il Natale cattolico non è molto sentito, o meglio ci sono pochi cattolici. In Etiopia infatti la maggioranza è cristiana ortodossa e il loro Natale sarà il 7 gennaio per il nostro calendario. In questo Paese convivono tante religioni e vengono rispettatate tutte le festività soprattutto ortodosse e musulmane. E così noi scopriamo un giorno per l’altro che “domani è festa grande, è tutto chiuso” e un po’ alla volta impariamo a conoscere le feste e le abitudini di queste religioni. Nel compound dove viviamo si mescolano le credenze e ognuno condivide il suo modo di festeggiare e così al termine del ramadan siamo stati invitati per un pranzo locale, per la festività del ritrovamento della croce abbiamo partecipato ad un falò; ora siamo noi ad invitare a casa una musulmana e una ortodossa per condividere la nostra festa più grande, ho spiegato loro perché facciamo albero e presepe e perché c’è tutto questo mistero dietro ai regali per i bambini che nascondo negli armadi o nelle case dei vicini, ridono molto di babbo Natale e per loro il fatto di scambiarsi i regali è davvero una novità. Il problema maggiore per Natale sarà il menù e quindi sto cercando di accontetare tutti: per i musulmani tortellini ricotta e spinaci invece che con la carne e per gli ortodossi molta verdura, infatti nel mese che precede il loro Natale non possono mai mangiare uova, latticini e carne (il resto dell’anno questo digiuno vale solo il mercoledì e venerdì). Insomma l’importante è stare insieme, sarà per tutti un Natale un po’speciale soprattutto per mamma e papà che arriveranno quel giorno stesso da zero gradi a 25 e da cotechino a patate e melanzane….
Buon Natale a tutti!

lunedì 5 dicembre 2011

05.12.2011 UNA FESTA MULTIETNICA

Il 3 dicembre abbiamo festeggiato il primo anno del Gere…di già!ancora sono vividi i ricordi della corsa in ospedale un anno fa e la gioia dell’arrivo di un nuovo membro della famiglia. Oggi siamo in Etiopia circondati da nuovi amici e soprattutto da una nuova cultura che impariamo a conoscere giorno dopo giorno e così in occasione di questo compleanno si sono mischiate le culture: la festa all’italiana era la classica merenda con torte e candeline, palloncini, trombette e cappellini per i bimbi, torta salata, macedonia, bibite. Gli invitati erano italiani, etiopi e olandesi. La parte di festa all’etiope era un bellissimo tappeto di foglie e fiori sotto al portico esterno dove gli adulti potevano gustare il caffè preparato con il classico rito tradizionale servito da Abiuth in costume etiope e accompagnato da un pane dolce fatto in casa chiamato ambasha. Tutti abbiamo assaggiato un po’ dei gusti dell’altra cultura e noi abbiamo scoperto che i regali sono sempre accompagnati da un biglietto ( in genere infatti si aprono quando gli ospiti se ne sono andati), che l’ambasha insieme al caffè è proprio buono e che in Etiopia per il compleanno in genere non si fa una così grande festa ( a volte non si fa proprio per niente, anche perché in pochi conoscono la data esatta di nascita). Gli etiopi hanno scoperto che noi festeggiamo alla grande i compleanni, che non vanno matti per la torta salata con le verdure e invece apprezzano molto le mie torte! Alla presenza eccezionale dei nonni paterni, che ci hanno raggiunto per l’occasione, è stata proprio una bella festa in condivisione. Tra due settimane per il compleanno del Greg chissà cosa scopriremo di nuovo….

martedì 15 novembre 2011

15.11.2011 SEDERSI INSIEME SOTTO ALL’OMBRELLO

Nonostante tutte le difficoltà dell’inserimento di Greg all’asilo, un po’ alla volta, ogni giorno l’integrazione migliora. E con la sua anche la mia, tra le mamme o le nonne. Alle tre del pomeriggio c’è caldo e il sole picchia con forza sulla testa. La strada sterrata che porta alla scuola è completamente assolata, l’unico misero metro di ombra è occupato dalle pecore. Dunque con il mio scialle bianco tipico delle donne etiopi tento di ripararmi dalla calura. Non appena mi avvicino al cancello ancora chiuso le altre mamme in attesa mi sorridono e salutano, qualcuna mi sistema lo scialle ( è evidente che non lo metto mai nella maniera appropriata), qualche altra mi fa cenno che dovrei assottigliare le frange, è più elegante. Intanto due signore anziane sedute a terra tra escrementi di vacca e di cavallo mi invitano a ripararmi dal sole sotto al loro ombrello, si stringono e mi fanno posto e un invito così non si può certo rifiutare! Mentre penso a quante pulci mi stanno assalendo in questo momento seduta sull’erba secca, in realtà mi godo un momento di condivisione e che pare di normalità. Per una volta non mi sento così diversa da queste donne, tutte in attesa dei propri bambini, che respirano solidarietà femminile e che tutte in egual modo, sedute insieme sotto all’ombrello, appena si apre il cancello sorridono e si precipitano verso i loro piccoli.

lunedì 17 ottobre 2011

17.10.2011 FARE LA SPESA A WOLISSO

Fare la spesa a Wolisso è un lavoro, bisogna girare per i negozietti alla ricerca del prodotto desiderato, sebbene ormai Wolisso sia una cittadina in grande sviluppo piena di alberghetti e ristorantini e ci hanno detto che negli ultimi anni anche il rifornimento di alimenti è migliorato in maniera esponenziale, ma si sa noi siamo sempre un po’ esigenti…Ormai abbiamo il nostro arabo di fiducia che è forse l’unico a tenere i pannolini ( sperando che ci sia la taglia giusta), un altro ha addirittura delle minuscole bottigliette da 250 di olio di oliva, semmai dovessimo rimanere senza potrei sempre condire la pasta due volte!
Le uova sono a quanto pare un bene preziosissimo: in pochi le tengono e quando non si trovano non si trovan proprio da nessuna parte…dobbiamo ancora capire da dove vengano e con che frequenza, ste benedette enkulall.
Comprare la pasta è un terno al lotto: ci sono state settimane in cui gli unici pacchi disponibili in tutti i negozietti più riforniti ( che si chiamano supermarketi ma che di supermercato hanno molto poco)erano pacchi di spaghetti, la pasta corta stava diventando un sogno. Fino al momento in cui…ha aperto un nuovo negozio che vende la pasta sfusa!in sacchi, come le granaglie: un sacco da 20kg di fusilli, un sacco di penne e tu vai e compri la quantità desiderata che ti viene pesata e messa in un sacchetto, è una soluzione ottima! Infine il capitolo frutta e verdura: va a settimane, alcuni giorni si trovano soltanto arance e di trovare una banana o un avocado manco a parlarne, altri giorni spuntano sui banchi dei rivenditori papaie, pompelmi e la frutta più impensata. La settimana della grande festività del meskel ( festa per il ritrovamento della croce) durante la quale tutto il Paese aveva interrotto le attività per i festeggiamenti , erano finiti i pomodori, niente pomodori nei negozi , al mercato…se volevi i pomodori dovevi andare ad Addis…è bastato aspettare la settimana asuccessiva ed ecco rispuntar i pomodori un po’ alla volta a prezzi maggiorati e ora forse, dopo due settimane, sono tornati alle quantità e prezzi regolari.
La nostra abitudine al “tutto e subito”, tipico ragionamento da centro commerciale, qua deve essere ridimensionata, alla fine troviamo tutto quello di cui abbiamo bisogno, semplicemente in tempi diversi, e io da “ guardiana del focolare domestico” faccio fatica. Quando circa una volta al mese si fa la spesa ad Addis Abeba la mia lista raggiunge lunghezze indicibili e quando arriva la macchina e si scaricano gli scatoloni è una festa, vedere la dispensa piena di scorte mi riempie di gioia, mi da sicurezza, anche se alla fine la giornata più bella della settimana è il sabato: quando si va al mercato con la borsa di paglia a fare rifornimento…di quel che c’è.

mercoledì 5 ottobre 2011

03.10.2011 MR.GREG VA ALL’ASILO ETIOPE

Mano a mano che ci avviciniamo a bordo dell’ “ape cross” che utilizziamo ogni giorno come taxi, si sentono sempre più fragorose le voci dei trecento bimbi che frequentano l’asilo della parrocchia cattolica( ma ben pochi sono cattolici, la maggior parte ortodossi o musulmani). Appena entriamo dal cancello di ferro giallo ci corrono incontro un bel po’ di bimbetti, chi in uniforme sdrucita, chi con i vestiti della festa, chi con i vestiti rammendati, ciascuno con il suo portavivande alla mano. Greg si nota con la sua pelle candida e l’uniforme pulita e fresca, dai colori brillanti di nuovo. Anche lui con il suo zainetto con acqua e merenda ma per lui nel portavivande non c’è injera, a differenza degli altri ( l’ennesima differenza) lui ha i biscotti.
I bimbi si spintonano per poterlo guardare meglio, lo toccano, gli accarezzano i capelli, le braccia, il viso; ma quando le manine che accarezzano sono decine in effetti può diventare fastidioso e imbarazzante. Ci raggiunge con passo deciso Sister Lucia, la suora etiope che gestisce l’asilo e che parla italiano. Greg si rassicura molto a sentire parlare la sua lingua e lei gli assicura che oggi staranno insieme.
Nel pomeriggio mi racconterà che un signore li guardava mentre giocavano in giardino con un ramoscello alla mano, pronto a frustare chi faceva il birichino, e per birichino molte volte pare significasse che importunavano Mr Greg…
Inoltre mi dice che tutti cantano e lui sta immobile, perché non capisce, però quando lo vado a prendere sembra sereno e contento e dice di essersi divertito e di avere un nuovo amico, il suo compagno di banco, che però non sa come si chiami perché non glielo ha detto ( io leggo che non si sono capiti).
Ogni giorno un’avventura, speriamo impari presto a dire in amarico: “lasciatemi stare” così potrà condurre una vita più rilassata e godersi le sue nuove amicizie.
Intanto io e Matte la sera studiamo le frasi e le risposte da dare per le mille domande che ogni giorno ci pone a bruciapelo, tipo: ma perché quelli neri per la strada hanno tutti i vestiti sporchi e rotti?
Accettasi consigli….

giovedì 25 agosto 2011

24.08.2011 IMMAGINI

I fiori rigogliosi dai colori sgargianti, le aiuole ben curate, uccellini di ogni specie e colore che cantano e si rincorrono tra i cespugli, le siepi dalle forme disegnate….tutto induce a pensare ad un luogo di riposo e pace e il “visitatore” viene fuorviato da questo esplodere della natura e di colori e non si rende conto che sta entrando in un ospedale, il St. Luke Hospital.

Basta però addentrarsi tra i reparti e incontrare le mamme ( spesso anche i papà) con in braccio piccoli mucchietti d’ossa o bimbi gonfi come palloncini per rendersi conto della sofferenza che esiste,

basta ascoltare i racconti dei dottori che tornano a casa per la pausa pranzo e che raccontano della nottata di emergenze che hanno dovuto affrontare,

basta pensare che nella stagione delle piogge arrivano in pochissimi all’ospedale ( troppo difficile da raggiungere attraverso le tortuose strade sterrate che giungono dai villaggi), allora si pensa: e tutti quelli che sono “là fuori?”

Basta guardare gli uomini avvolti nella tradizionale coperta bianca, non si scorge nemmeno il viso a volte, basta guardare i calesse con cui le persone si avvicinano all’ospedale

per avvertire la sofferenza, la difficoltà che li porta da lontano

ma poi si osserva meglio

e si nota un papà dolcissimo con la propria figlia, la cura attento e amorevole

e riesce a far schiudere un sorriso.

martedì 9 agosto 2011

08.08.2011 GIORNI DI DOLORE

Questi sono per me giorni di profondo dolore per la perdita di un’Amica; lontana da lei, dagli amici e dalla mia città mi sento come in una bolla. Passa la voglia di interagire con il resto del mondo, di raggiungere qualsiasi scopo e ci si chiede perché si è partiti. Manca il calore di casa, ti senti come se fluttuassi nel vuoto, senza radici, ti guardi intorno e non trovi niente che ti sia famigliare, conosciuto, che ti dia conforto. La famiglia è tutto ciò che hai e mentre cerchi di rendere accogliente una casa che ti è estranea e la rimepi di oggetti che ti ricordano la tua vita precedente ti rendi conto che lo fai soprattutto per tenerti occupato mente e corpo. E’ vero, si creano nuove amicizie, si incontrano persone eccezionali ma a volte ricominciare sempre daccapo costa troppo, soprattutto in momenti come questo. Oggi ringrazio che piova da giorni, il cielo cupo, freddo…tutto rispecchia il mio stato d’animo e per ora non ho voglia di reagire, non ho voglia di sole, di luce.

01.08.2011 Mr. GREG AND Mr. GERE I PRIMI GIORNI A WOLISSO, ETIOPIA

Ed ecco che dopo diversi mesi dalla nascita di Geremia così curata e accudita nell’ospedale bolognese di cui vi raccontavo….ora i nostri piccoli eroi sono tornati in Africa, in un nuovo Paese: l’Etiopia.

Un anno fa scrivevo le prime impressioni dall’Angola e ora , dopo un figlio e nove mesi in Italia, scrivo le prime impressioni dall’Etiopia, da Wolisso. Siamo arrivati tre giorni fa, ancora siamo infreddoliti e stupiti dalla pioggia ma sapevamo il clima che ci avrebbe accolto: piena stagione delle piogge, altitudine sopra i 2000 metri….

Mr. Greg in questo momento è fuori a giocare con i suoi nuovi amichetti, due vicini di casa figli di un medico etiope dell’ ospedale presso cui lavora Matte… Geremia è con la baby sitter molto zelante che abbiamo “ereditato” dalla famiglia precedente.

Nel week end siamo stati al mercato della cittadina, una distesa di fango dove centinaia di venditori si ritrovano stendendo le proprie stuoie a terra, rischiando di essere calpestati da asini carichi di merci, calesse trainati da cavalli, uomini , donne e bambini vocianti e sghignazzanti al passaggio di un gruppetto di bianchi tra cui due bimbi. L’umidità sale dal terreno e gli odori si mescolano in un mix che mi fa girare la testa e comincia a far piangere Geremia. Gregorio è ammutolito e ci stringe la mano schivando zampe di asino o cavallo. Non appena ci soffermiamo ad una bancarella per acquistare un po’ di zenzero e peperoncino siamo circondati da donne più o meno anziane e bambini. Le prime baciano la mano del piccolo , snocciolano qualche parola in amarico e gli sputacchiano in viso…pare sia una benedizione, gli altri sghignazzano guardandoci e si sforzano di aiutarci con l’inglese nel nostro impacciato tentativo di acquistare spezie.

Il giorno successivo andiamo a mangiare in un ristorantino locale, scegliamo injera (pane tipico spugnoso) e carne di capra, un unico grande piatto da condividere e mangiare con le mani, a Mr. Greg piace molto questa soluzione e anche il cibo viene apprezzato!Il cameriere si sofferma a fare complimenti ai bimbi e accarezzando la testa di Geremia spiega in amarico ad Anna, la pediatra qui da diversi mesi che è quindi in grado di capire, che i suoi capelli così chiari sono come quelli di un anziano….ci fa sorridere e mi fa pensare a quanto diversi dobbiamo apparire agi occhi della gente. Poco prima passeggiando per la via principale della città (asfaltata e con il marciapiede) con il passeggino, una signora con un bimbo sulle spalle mi guarda e con aria interrogativa e gesti immagino mi chieda perché tengo mio figlio sul quel trabicolo e non lo prendo sulle spalle come sta facendo lei.



martedì 18 gennaio 2011

18.01.2011 PARTORIRE IN ITALIA PENSANDO A TANZANIA, UGANDA, ANGOLA…

Il 3 dicembre ho partorito Geremia…un bel maschietto di 3, 315 Kg. Parto naturale, tutto bene, al Sant’orsola di Bologna. Lo stesso giorno il CUAMM-Medici con l’Africa, l’ong con la quale Matte sta lavorando compiva 60 anni e come campagna ha scelto l’attenzione alla cura materno-infantile. Mentre io partorivo, in quell’esatto momento si stava festeggiando questo evento e sensisbilizzando le persone sull’importanza di sostenere i progetti e gli ospedali con un’ottica di attenzione a salvare la vita a mamme e bimbi proprio al momento del parto. In Africa ogni anno muoiono 4,5 milioni di bambini sotto i 5 anni e 265 mila madri. Sono le cifre di un genocidio. Eppure gran parte di queste morti sono legate alla gravidanza e al parto e potrebbero essere evitate garantendo l’assistenza sanitaria di base. Da 60 anni Medici con l’Africa Cuamm combatte sul campo questa guerra troppo spesso dimenticata.( www.cuamm.org )E io , in quell’esatto istante ero in ua sala parto che dire attrezzata è un eufemismo, con 2 ostetriche praticamente a mia disposizione, mio marito al mio fianco e potevo con un solo gesto regolare il letto facendogli compiere manovre incredibili, ormai credevo che potesse anche farmi il caffè! Durante il travaglio con Matte abbiamo parlato tanto, perché io mi distraessi ma in realtà abbiamo parlato di sale parto, eh già quelle che abbiamo visto in giro per l’Africa,abbiamo ricordato parti nei quali in qualche modo o prima o dopo siamo stati partecipi, abbiamo raccontato di condizioni nelle quali le madri affrontano la gravidanza prima, il parto e i primi giorni con il neonato…. L’ospedale di Naggalama in Uganda come incubatrice aveva una lampadina e una coperta; in Tanzania Matte ha portato in macchina per 120 km di sterrato una mamma con il secondo gemello che stava per uscire, il primo era già stato partorito; le donne lavorano i campi fino al giorno in cui partoriscono e qualche ora dopo il parto percorrono chilometri per tornare a casa dagli altri numerosi figli con il neonato avvolto in una stoffa ( sempre che abbiano partorito in ospedale). Tutte queste cose le abbiamo vissute davvero da vicino e intanto io curata e accudita grtuitamente in ospedale mi sento che sto rubando ostetriche al resto del mondo, macchinari a centinaia di ospedali, sorrisi e attenzioni a tante tantissime mamme . Ma raccontando e parlando abbiamo fatto breccia nel cuore di una ostetrica che si è entusiasmata e ci ha chiesto come poter partire per poter dare una mano….forse qualcosa siamo riusciti a fare, forse un cambiamento nel cuore della gente ci può essere. Forse la coincidenza di eventi, di date, ci porterà a rifelettere sempre di più sul diritto alla salute di tutti, forse Geremia sarà stato una speranza per tanti bimbi se nascendo avrà convinto quell’ostertica a donare la sua professionalità all’Africa.