martedì 30 settembre 2008

30.09.08 RIFLESSIONI SU QUESTIONI QUOTIDIANE

Ci riteniamo persone abbastanza attente all’ambiente e ai consumi (o almeno ci piace pensare di esserlo) e comunque in Italia volendo è possibile farlo: puoi essere un ambientalista-nonconsumista-mangiatoredibiologico-
attentoaimarchiequiesolidali….
qua ci siamo trovati un po’ spiazzati. Ovviamente le nostre origini e le nostre possibilità ci portano ad alimentarci più o meno come a casa e dunque a rifornirci in grandi centri commerciali e supermercati della capitale dove si trova praticamente tutto quello che ad un occidentale può servire. Il problema che ci troviamo ad affrontare però è quello della scelta responsabile del prodotto, purtroppo per quanto riguarda la scelta dei marchi la varietà è piuttosto esigua infatti come tutti immaginerete gli scaffali dei supermercati africani sono stipati di prodotti Nestlè ma non solo…, infatti le alternative a questi marchi sono i prodotti Sudafricani che hanno praticamente il monopolio di tutto ciò che non è europeo o americano.
I prodotti di marchio europeo (compresi quelli italiani) molto spesso sono rimanenze degli scaffali dei supermercati dove vi rifornite quotidianamente voi e si può ben vedere dalle scadenze molto ravvicinate e dal colore delle confezioni: spesso scolorite e usurate. Il resto è “proudly south african” come viene evidenziato sulle confezioni. Questo vale per prodotti alimentari, elettrodomestici, abbigliamento etc. la situazione è invece diversa per quanto riguarda gli acquisti al mercato dove oltre ai prodotti locali (frutta e verdura) tutto il resto è cinese (giocattoli, abbigliamento, radio, elettrodomestici nuovi o usati, scarpe…).
Un marchio che ovunque nel mondo ci stiamo trovando di fronte è Bata (scarpe), è in ogni grande città e addirittura in Sri lanka ci ricordiamo che le scarpe venivano chiamate comunemente Bata (“avrei bisogno di un paio di bata”, “belle le tue bata nuove”)…non avevano un nome locale, o meglio, l’avevano ma non veniva utilizzato!Lo stesso qua vale per i pannolini usa e getta Pampers, solo in rari casi il pannolino viene chiamato nappie, molto più spesso si dice “cambio il pampers al bambino”, “il tuo bambino porta i pampers?” (inteso come pannolino generico, infatti qua a volte usano i ciripà o non li usano affatto).
Per quanto riguarda invece le buone abitudini ambientali era ormai entrata nella nostra quotidianità la raccolta differenziata…qua purtroppo ce la stiamo dimenticando infatti l’eliminazione dei rifiuti nella maggior parte dei casi avviene in questo modo: si raccolgono in sacchi, si getta il sacco in una buca abbastanza profonda nel giardino di casa, ogni tanto si appicca il fuoco e si brucia tutto (plastica compresa!) dunque a parte gli innumerevoli danni ambientali non vi dico la puzza che si respira in giro quando qualcuno brucia i propri rifiuti.
Purtroppo inoltre non c’è ancora un’educazione ambientale tale da portare la gente a fare attenzione a dove getta cartacce e rifiuti piccoli o grandi quotidianamente. Cannucce, bottiglie di plastica e vetro, sacchetti, tappi, confezioni di alimenti…tutto cio’ che uno si trova per le mani viene gettato a terra. Per noi ormai è un gesto inconcepibile e ci vengono i brividi ogni volta e dunque quando siamo in giro mi porto i rifiuti della giornata quasi sempre in tasca per 12-24 ore fino a che non trovo un pattume, non sempre facile da trovare! Però c’è da dire che a scuola lanciano il messaggio dell’attenzione a mantenere pulito peccato che poi non si trovino le pattumiere.
Beh insomma la nostra buona volontà di pseudo ambientalisti – pseudo acquistoprodottisolo responsabili etc. sta facendo spazio ad una minima essenziale attenzione…speriamo di non abbassare troppo la guardia!

p.s.
sono arrivati gli attesi ospiti:
Gal, Lina, Nella e Pollo …tre galline e un pollo come si può dedurre dai nomi…fino ad ora ci hanno regalato due uova!

sabato 20 settembre 2008

19.09.08 LE NOVITA’ DI MR.GREG

Novità fisiche: Oggi compie nove mesi! Stanno spuntando i primi quattro dentini!
Nuove amicizie: Le amicizie si allargano e Mr. Greg fa sempre nuove conoscenze…
Da qualche giorno abbiamo iniziato a insegnare italiano ad una bimba che frequenta la scuola di fianco a noi che ha il papà italiano (ma non lo ha mai visto dunque sa poco della sua lingua e cultura), è mulatta ma da tutti viene chiamata la “mzungu” (bianca) come veniamo chiamati noi.
La sera, dopo che finisce le lezioni, viene vicino a casa nostra e mentre Gregorio passa di mano in mano di tutte le studentesse che se lo litigano io e Donatella proviamo a scambiare qualche parola in italiano.
Le fa piacere, dice, conoscere qualcosa in più delle sue origini e stare un po’ con dei bianchi…non deve essere facile per lei integrarsi, non lo è per noi adulti grandi grossi e ormai abituati…figurarsi per una bimba di dieci anni che vive in un collegio …
Altra novità… tra poco arriveranno degli ospiti fissi (o semi-fissi) a casa nostra! Stiamo preparando per loro una stanza nuova nuova…in giardino..eh già ci stiamo attrezzando per avere i polli! Abbiamo costruito una casetta in legno che sta per essere completata, il cibo è già stato acquistato…mancano solo loro! Non vediamo l’ora di vedere Mr. Greg come si comporterà con i suoi nuovi “amici”…
Nuove esperienze: questa settimana abbiamo fatto una “gita fuori porta” con il personale dell’ospedale per andar a fare vaccinazioni nei villaggi. Due giorni a settimana due infermiere o ostetriche vanno nei villaggi lontani dall’ospedale e dove non ci sono health centers per eseguire vaccinazioni a bimbi e donne in gravidanza, c’è una politica attentissima da questo punto di vista. Tutte le vaccinazioni vengono effettuate gratis e sono piuttosto complete fino all’anno di vita di ogni bimbo…è anche molto pubblicizzata l’importanza di questo intervento.
Siamo partititi dall’ospedale e abbiamo percorso strade sterrate (un po’ ci mancavano dalla Tanzania…) immerse in un verde acceso, una vegetazione rigogliosissima che contrastava con il rosso della terra…quando ci troviamo in situazioni come questa tutte le domande che a volte ci poniamo tipo “cosa ci facciamo qui?” svaniscono e tutto l’entusiasmo per questa esperienza viene fuori e ti ricarichi di energia positiva.
Dopo un’oretta di strada tutta scossoni (durante la quale Mr.Greg si è addormentato… come era abituato in pancia) siamo giunti in una raduretta vicino ad un edificio pericolante di mattoni… presto ci siamo accorti che era una scuola dalla quale sono usciti di corsa i bimbi per portare le panche su cui le infermiere avrebbero appoggiato l’attrezzatura. Poi sono tornati alla loro lezione in una stanza di una casa non finita in mattoni, pavimento di terra battuta, parecchi buchi alle pareti, due-tre panche e una lavagna. Noi ci siamo sistemati sotto ad un albero poco distante e poco alla volta hanno cominciato ad arrivare mamme con bimbi piccoli, la maggior parte arrivavano dai campi dove erano state a coltivare la terra. In genere le famiglie vengono avvisate da una persona che è in contatto con l’ospedale (mobilizer) e si accordano sulle date (in genere una volta al mese per villaggio), questo signore è della zona e passa ad avvisare tutti gli interessati che il tal giorno arrivano le infermiere a fare le vaccinazioni e così le mamme si fanno trovare all’appuntamento.
Prima, intanto che si aspettava l’arrivo di tutti, l’ostetrica ha chiacchierato con le mamme presenti sui loro dubbi e richieste particolari. Una volta giunte un buon numero di persone si è cominciato a pesare i bambini appesi alla bilancia agganciata al ramo dell’albero. Dopo di che ogni mamma con la sua cartellina clinica, che l’ospedale distribuisce per ogni bimbo, si faceva scrivere dall’infermiera il peso, disegnare il grafico di crescita del bimbo e segnare la data della prossima visita, infine si mettevano tutte in fila dall’altra infermiera per la vaccinazione. C’erano bimbi appena nati, di tre mesi, di nove e di un anno (queste le tappe delle vaccinazioni). Mentre Matte riprendeva con la telecamera, faceva foto e aiutava a pesare i bambini io e il Greg facevamo conoscenza con le altre mamme e bambini comunicando per lo più a gesti e osservandoci a vicenda… era bello essere mamma tra mamme, a volte con un bimbo in braccio vieni accettata meglio, ti sentono più vicina, non sei così lontana dalla loro realtà nonostante il colore della pelle anche se ovviamente è sempre uno stupore vedere un bimbo completamente bianco (e Greg lo è parecchio).
Dopo circa tre ore erano stati vaccinati e visitati 43 bambini, in qualche minuto l’area vicino all’albero era rimasta deserta, abbiamo raccolto l’attrezzatura dentro un piccolo scatolone, rimesso le panche nella scuola e saliti in auto… tutto è tornato come prima che arrivassimo, l’albero, il silenzio… pensare in Italia di quanta roba c’è bisogno per vaccinare un bambino o fargli una visita….

lunedì 15 settembre 2008

15.09.08 L'OSPEDALE DI NAGGALAMA

Cari amici, eccoci nuovamente qua!
Il capitolo di oggi vi introdurrà nel mondo dell’ospedale di Naggalama.
Il sistema sanitario ugandese e’ diviso tra “Health centre” di I di II di III e di IV livello e poi ci sono gli ospedali. I vari livelli differiscono nel tipo di servizi che vengono offerti, per esempio nei centri di I livello non c’e’ il reparto di degenza che invece e’ disponibile negli altri livelli. Ci sono ospedali pubblici, privati e privati - non profit, quale e’ l’ospedale in cui ci troviamo.
L’ospedale di Naggalama e’ completo: ci sono i reparti prenatale, post natale, reparto generale (maschile e femminile), clinica oculistica, x-ray ed ecografie, pronto soccorso, reparto dentistico, clinica HIV e sala operatoria per piccoli e grandi interventi.
L’ospedale e’ dotato di 100 posti letto ed e’ riferimento per una popolazione di circa 190,000 persone con circa 120 staff tra dottori, infermiere, ostetriche, personale di supporto (addetti alle pulizie e alla sicurezza). Essendo l’unico ospedale della contea, è il centro di riferimento per il sotto-distretto sanitario.
Il mio ruolo qui e’ “Technical Advisor” detto piu’ comunemente T/A che si puo’ tradurre piu’ o meno come Consulente.
In pratica il nostro progetto (CUAMM) prevede la sostenibilità del management dell’ospedale.

L’obiettivo è quello di rendere sostenibili e autonomi dal punto di vista gestionale tanto l’ospedale quanto il DHO (ufficio sanitario diocesano), attraverso un percorso formativo del personale locale, principalmente dei gestori e del personale clinico (medici, infermieri e responsabili di dipartimento) dell’ospedale e di garantire il supporto finanziario che consenta il riassetto della situazione economica, e quindi il raggiungimento di un equilibrio assicurato da una migliore efficienza e da personale più qualificato.

Per qualsiasi curiosità chiedeteci pure… e comunque anche noi stiamo scoprendo tutto a poco a poco…
Buon lavoro a tutti!