lunedì 16 gennaio 2012

16.01.2012 NUOVO ANNO NUOVE SCOPERTE

Buon anno! Eccoci entrati nel 2012 (anche se in Etiopia siamo nel 2004).
Dopo un Natale multiculturale ci siamo immersi in una nuova Etiopia i primi giorni dell’anno, infatti siamo stati nella regione Amhara, a nord rispetto ad Addis Abeba e attraversare per 600 km in macchina questa regione è stato tanto stancante quanto affascinante. Viaggiare dal mattino presto alla sera ci ha concesso di vedere la vita della gente nelle campagne: le mandrie e i greggi che vengono accompanati al pascolo, la maggior parte delle volte da bambini di non più di dieci anni, le donne cariche come i muli che le seguono che trottano lungo la strada piene di teff ( cereale con il quale si cucina la injera, piatto principale etiope) appena raccolto. I campi sono falciati di fresco e si ammucchia il teff ai bordi del campo o all’interno dei recinti delle case, distese a perdita d’occhio di cumuli di cereali , sembra impossibile sia tutto lavorato a mano. Da mani ruvide e braccia cotte dal sole, quelle dei contadini che ci salutano con un cenno mentre sono chini sul raccolto. Nelle ore centrali della giornata tutto sembra calmarsi, fa troppo caldo, ma nelle cittadine che si susseguono lungo il nostro percorso l’attività commerciale e di scambio non cessa mai. E i ragazzi tornano a casa da scuola, allora le strade grige si animano dei mille colori delle uniformi scolastiche che si riversano come un fiume arcobaleno sulle strade principali per poi dsperdersi nei vicoletti in mezzo ai campi che portano alle case lontane, invisibili a noi che percorriamo una strada statale. Nel tardo pomeriggio mandrie e greggi seguono pazienti i loro conduttori verso il riparo notturno, la gente comincia ad avvolgersi nei tradizionali scialli per affrontare il freddo della notte, ancora qualche lavoratore setaccia le proprie sementi vicino a casa, in men che non si dica cala la notte e le attività continuano al caldo del focolare al’’interno delle capanne, in famiglia e in compagnia delle bestie, che dormono accanto, separate soltanto da un telo di stoffa. E mentre noi raggiungiamo un albergo ci chiediamo come deve essere vivere in una capanna quando la notte il vento sferza gli alberi e grida tra i campi, chissà se un giorno saremo davvero capaci di immergerci tanto nella cultura locale.