lunedì 13 giugno 2016

13.6.16 STORIE DI ORDINARIA POVERTA’ N. 3


 "LA RAGAZZINA IN VACANZA "


J. ha un aspetto giovanile, un viso rotondo e sorridente. Lavora da molti anni come donna delle pulizie nell’ ufficio dove lavora Matte. Difficile indovinarne l’età e ogni tanto si scopre qualcosa di più della sua vita, una figlia, o più, addirittura una nipote.

In Mozambico, come in molti Paesi africani dove abbiamo vissuto, la famiglia è allargata nel vero senso della parola quindi quando qualcuno presenta un fratello, uno zio,  un cugino non sempre significa che lo siano in senso letterale, zii (tio/tia) sono un po’ tutti e quando si vuole identificare un fratello vero si aggiunge “ stessa mamma, stesso papà” oppure “ siamo 5 fratelli tutti della pancia di mia mamma”, che di questi tempi contestualizzato nel dibattito italiano fa un po’ sorridere...
Spesso le famiglie sono sparpagliate in diverse parti del Paese, difficilmente le famiglie numerose vivono insieme: alcuni figli studiano in altre città presso parenti, altri sono affidati alle cure dei nonni, le ragazzine a volte vengono mandate a lavorare come baby sitter o aiuto in casa presso zii e cugini.
Comunque è prassi mandare i bambini e i ragazzi durante le ferie scolastiche presso i parenti in altre città, si da un contributo per le spese a chi li ospita e loro aiutano in casa e sono una bocca in meno da sfamare per alcuni mesi per la famiglia di origine.

Così J. Ha  mandato sua figlia  di 13 anni nella capitale, Maputo, con l’autobus, un viaggio di due giorni, a passare le ferie presso degli zii. Le ha dato un po’ di soldi perchè li consegnasse alla zia per contribuire alle spese e un bel po’ di medicine da prendere tutti i giorni; madre e figlia infatti sono sieropositive e devono assumere i medicinali antiretrovirali assolutamente regolarmente.
Un giorno J. È arrivata molto agitata a chiederci un prestito urgente. Le abbiamo chiesto cosa fosse successo e ci ha spiegato che voleva far rientrare subito la ragazzina a Beira e le servivano i soldi per il biglietto dell’autobus da mandarle. La fantomatica zia in realtà pare che avesse lasciato la ragazzina a casa da sola da qualche giorno e le scorte di cibo erano finite, la madre era molto preoccupata perchè la bimba doveva mangiare bene per poter assumere i medicinali e pensare ad una ragazzina di tredici anni da sola nella capitale non era certo rassicurante. La “zia” aveva utilizzato i soldi arrivategli e poi si era fatta di nebbia senza avvisare. A meglio investigare infatti non era una zia di sangue ma un’ amica che si era resa disponibile a ospitare C. Per le ferie.

Ebbene abbiamo elargito l’equivalente di 20/25 euro per farla rientrare il giorno successivo. Per noi una cifra irrisoria, per J. La sicurezza di sua figlia. Avrebbe dovuto aspettare lo stipendio successivo per poterle comprare il biglietto di ritorno.

C. è arrivata a casa, abbiamo tutti tirato un sospiro di sollievo e pensato una volta in più a quanto sia relativo il valore dei soldi.

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